Categoria: PENSARE
LA STORIA CONTESA
Luca Falsini, La storia contesa. L'uso politico del passato nell'Italia contemporanea, Donzelli 2020, pp. 217

Luca Falsini affronta il rapporto tra la memoria, o meglio, il tentativo di costruzione di una memoria collettiva da parte del ceto politico italiano negli ultimi 30-40 anni. Le questioni sono affrontate con meticolosità. Si comincia con la ricerca dell'identità negli anni ottanta e novanta e si finisce con la polemica sui manuali scolastici di storia. In mezzo cosa c'è? C'è l'Italia divisa. Frammentata anche nelle memorie che qualcuno ogni tanto cerca di ricondurre vanamente a unità: si pensi al dibattito sulla memoria condivisa intorno alla nascita della Repubblica proposta da Luciano Violante nel suo discorso d'insediamento a presidente della Camera dei Deputati il 9 maggio 1996, o anche, alle rivendicazioni neoborboniche che periodicamente mettono in discussione il Risorgimento unitario, per non parlare della "guerra delle memorie" tra fascisti e antifascisti, comunisti e anticomunisti.
Il capitolo, per mia sensibilità, più interessante è proprio il IV titolato Italia/e (pagg.117-158) dove si affrontano temi divisivi come la Resistenza, le vendette del dopoguerra nel triangolo della morte, le rappresaglie fasciste e naziste come le Fosse Ardeatine, l'attendismo di chi non volle schierarsi, le tragedie delle foibe al confine orientale.
Infine, un rapido commento sulla questione dei manuali che, a detta della destra politica sono tutti faziosi e di sinistra, come testimoniano le frequenti interrogazioni parlamentari di esponenti di Alleanza Nazionale, della Lega e di Maurizio Gasparri riportati da Falsini. Mi pare condivisibile, a questo proposito, la citazione di un articolo di Marcello Flores sulla "paura della contemporaneità" - in "Il Mulino", 1997, 1, pp.65-71 - alla base delle difficoltà della storia contemporanea; Flores tra le cause principali ne segnala quattro: l'esplosione delle scienze sociali, l'affermarsi dell'individualismo, il trionfo dell'ideologia che spesso ha preso il posto della storia, l'appiattimento temporale sul presente.
In conclusione, Falsini chiede un ripensamento dell'insegnamento della storia che metta al centro la preparazione degli insegnanti piuttosto che un approccio ideologico ai "programmi", considerando anche la grande diffusione attuale della public history: musei, esposizioni, festival, riviste, film, romanzi, televisione, internet, social media.