Categoria: LEGGERE
L'IMPOSTORE
Javier Cercas, L'impostore, trad. B. Arpaia, Guanda editore, 2015

Un grande romanzo. Affascinante. Racconta la vicenda di Enric Marco, dirigente del sindacato anarchico antifranchista CNT, presidente dell'associazione sopravvisuti ai campi di sterminio nazisti, che nl 2005 uno storico nel corso delle sue ricerche sugli spagnoli deportati nei campi nazisti, scopre che non era mai stato deportato, aveva sempre mentito riuscendo ad ingannare la Spagna intera.
Dieci anni dopo Cercas decide di conoscere Marco di persona, non solo attraverso le sue frequenti apparizioni televisive nelle quali spiegava di aver mentito a fin di bene. Ci parla. Ha fequenti colloqui. E scrive questo romanzo che è anche un saggio sulla memoria e la storia, sul narcisismo individuale, sulle debolezze collettive. Infatti,
Al netto della sua genialità nell'impostura, Enric Marco approfittò di due "debolezze collettive": la diffusa ignoranza del passato e quello che JC definisce il "kitsch della sinistra", vale a dire "la trasformazione del discorso della sinistra in una scorza vuota, nel sentimentalismo ipocrita e ornamentale  che la destra ha deciso di chiamare buonismo", oltre a quelli che JC chiama "i due prestigi paralleli e imbattibili: il prestigio della vittima e il prestigio del testimone". (p.37)
Marco, scrive JC, è un narcisista da manuale: "possiede un senso esagerato della propria importanza, pratica senza pudore l'autoincensamento, in continuazione e con qualunque pretesto e, qualsiasi cosa abbia fatto, si aspetta di essere riconosciuto come un individuo superiore, ammirato senza incrinature e trattato con devozione. Oltre a tendere all'arroganza e alla superbia, coltiva fantasie di successo e potere illimitati e, restio a mettersi nei panni degli altri, o incapace di farlo, non esita a sfruttarli, perché ritiene che le norme che valgono per loro non valgono per sé. E' un seduttore irrefrenabile, un manipolatore nato, un leader desideroso di conquistare seguaci, un uomo assetato di potere e di controllo, quasi blindato rispetto al senso di colpa."(p. 145)
Memoria e storia. Memoria è storia? "Brutt'affare. La memoria e la storia sono, in linea di principio, opposte: la memoria è individuale, parziale e soggettiva; invece la storia è collettiva e aspira a essere totale e oggettiva. La memoria e la storia sono anche complementari: la storia dota la memoria di un senso; la memoria è uno strumento, un ingrediente, una parte della storia. Ma la memoria non è la storia. ... [Se è vero che, come dice Elie Wiesel, solo] i sopravvissuti ai campi nazisti sono gli unici a conoscere davvero l'orrore incalcolabile di quell'esperimento diabolico, questo non significa  che comprendessero l'esperimento, anzi, troppo presi dalla propria sopravvivenza, forse si trova(va)no nella peggiore situazione possibile per comprenderlo." (pp.263-264).

Per la cronaca, Enric Marco è  vivo e centanario, essendo nato a Barcellona il 12 aprile 1921  https://it.wikipedia.org/wiki/Enric_Marco